C’è qualcosa di irrisolto e incantevole nelle tele di Erler come se ogni pennellata fosse appena abbozzata. Infatti le sue opere raccontano luoghi reali e insieme interiori, mentre i ritratti sembrano emergere dalla tela come visioni, mai del tutto afferrabili. Ritrae spesso, Irma Simeoni, sua allieva, segretaria, curatrice, forse amante.
Giulio Ettore Erler narra con i suoi quadri la storia di questa donna che ha vissuto silenziosamente accanto a lui, una presenza molto amata.
Ettore con le sue tante opere racconta anche la sua di storia, quella di un uomo dall’animo profondo e dalla grande sensibilità, lontano dalle estetiche effimere del suo tempo .
Un pittore infastidito dalla modernità perchè secondo lui prima di dipingere in modo astratto bisognava avere una solida “base”.
Nasce a Oderzo e ama profondamente la sua città ma viaggia molto e impara e quando torna da Milano nelle sue opere si sente l’influenza delle novità stilistiche.
Dipinge quadri per nobili e molti ritratti e paesaggi, la sua amata montagna e in particolare Alleghe dove passa molto tempo.
Uno stile particolare il suo, quadri tonali con tanti tipi di neri a volte molto scuri, e tanti toni di bianco e giochi di grigi profondi mai uguali uno all’altro.
Fondi molto particolari, neutri come una tela di un fotografo, e la firma ben visibile in alto a sinistra proprio come aveva visto fare a Milano.
Un copione che si ripete più volte.

Il ritratto della signorina Rita Tibolla, noto anche con il titolo di Signorina con cane
I suoi cieli richiamavano quelli di Ciardi, cieli di montagna e cieli di Positano dove spesso risiedeva presso un amico pittore.
Anti-avanguardista amava i fiori e le nature morte, anche se al suo tempo era criticato perchè questi erano ritenuti soggetti adatti alle donne.
Molti quadri sembrano incompiuti, bozzetti dove cercava di volta in volta di fissare un momento per poi passare ad un altro.
Ma forse non era distrazione o fretta, forse Erler dipingeva il non finito come se ogni opera fosse solo un frammento come sono le opere dipinte en plein air, una verità mai del tutto raggiunta,
Erler cercava l’essenza e la sua pittura è un diario muto, scritto con luci tenui, grigi vibranti e ombre che parlano più delle forme.
Un uomo fuori dal tempo, che nel tempo ha lasciato traccia.
Ho visitato al Museo di Casa Gaia Da Camino a Portobuffolè, “Giulio Ettore Erler 1876-1964- una vita per la pittura” una bellissima mostra curata da Raffaello Padovan a cui devo dire “Grazie, Professore, ho seguito con grande interesse la visita guidata da lei condotta: ne sono rimasta incantata!”