L’incompiuto perfetto: viaggio tra i paesaggi e i ritratti di Giulio Ettore Erler
C’è qualcosa di irrisolto e incantevole nella pittura di Giulio Ettore Erler, qualcosa che mi ha colpita profondamente fin dalla prima tela. Ogni opera sembra una visione appena accennata, un momento sospeso tra realtà e interiorità. I suoi ritratti, come quello ricorrente di Irma Simeoni – sua allieva, segretaria, forse amante – sembrano emergere dalla tela con delicatezza, mai del tutto definiti.
Attraverso i suoi quadri, Erler racconta non solo la storia di questa donna silenziosa e amata, ma anche la propria: quella di un uomo sensibile, appartato, distante dalle mode del suo tempo.
Legato alla sua Oderzo, ma curioso del mondo, torna da Milano con nuove influenze stilistiche, pur rimanendo fedele alla sua visione.
Amo il modo in cui dipinge le montagne, i cieli di Alleghe, i ritratti, le nature morte e i fiori – soggetti forse considerati minori all’epoca, ma che nelle sue mani diventano poesia.
Con questo articolo, voglio raccontarvi un pittore fuori dal tempo, che nel tempo ha lasciato una traccia silenziosa e preziosa.